Conviene comprare azioni Xiaomi adesso?
Le azioni Xiaomi sono quotate alla borsa di Hong Kong, trattandosi di una società cinese. L’azienda, nonostante il successo, ha una storia che non arriva ancora a toccare il decennio. Non solo la quotazione in borsa è avvenuta tramite Ipo solo nel 2018 e proprio per questo si hanno davvero pochi dati per poter fare delle previsioni sulla base dei trend passati. Per investire è quindi essenziale basarsi anche sull’osservazione del mercato e dell’economia cinese in toto ed in particolare del comparto tecnologico (come smart home, smartphone, sicurezza, ecc).
Come detto all’inizio la scelta del lancio delle azioni Xiaomi è stata orientata solo sulla borsa nazionale, con il codice isin KYG9830T1067. Se si vuole andare a fare trading su questo titolo al di fuori della borsa di Hong Kong bisogna operare OTC (Over the Counter) e guardare al mercato degli Stati Uniti.
Un po’ di storia
La società Xiaomi nasce precisamente nel 2010, fondata da Lei Jun (che oltre ad esserne il fondatore ne è anche il CEO). L’idea che porta alla sua nascita è quella di diventare una sorta di Apple del versante orientale del mondo. Da qui la scelta di partire subito con una strategia aggressiva verso il mercato, con l’offerta di prodotti che puntano in primis a un ottimo rapporto qualità e prezzo. Infatti in meno di un anno la Xiaomi Corp si mette in evidenza con il primo modello di prodotto della gamma M1.
La produzione si muove per coprire ogni segmento di smartphone e si arricchisce anche con prodotti orientati a smart home, nelle varie versioni, rendendo la società una delle più attente e agguerrite nell’ambito della ricerca. In meno di un decennio le politiche produttive e commerciali del suo Ceo hanno portato la Xiaomi Corp a raggiungere la posizione di quinta azienda nel mondo per produzione e vendita di device. Con una partenza e dei risultati così brillanti viene naturale domandarsi il perché di un lancio così ‘tardivo’ per quanto riguarda la quotazione delle azioni Xiaomi.
La ragione è imputabile all’alternarsi di fasi positive ad altre molto negative proprio nei conti dell’azienda, che circa 3 anni fa ha rischiato un vero e proprio tracollo finanziario. Detto questo le ricette contro le difficoltà trovate lungo il cammino sembrano aver ripagato il management. Nel particolare si è messo in campo:
- una maggiore presenza dei suoi prodotti in Europa (in Italia arriva infatti nel 2017);
- una maggiore capillarità nella distribuzione, non più orientata quasi esclusivamente alla vendita con e-commerce, ma con l’apertura di veri e propri punti vendita dedicati, e una maggiore attenzione alla visibilità online anche tramite l’uso dei social network.
Lo sbarco in borsa
Una volta ripresa in mano la crisi finanziaria, è stata fatta la scelta dell’IPO, ma il momento individuato non è stato tra i più brillanti. Infatti la quotazione è avvenuta in una fase in cui l’economia cinese ha cominciato a tirare il fiato dopo un lungo periodo di risultati brillanti, con la discesa a picco dello yuan, a valori che dal 1995 in poi non erano stati mai toccati. Infatti il risultato dell’IPO ha messo in evidenza sia questo aspetto che la fragilità di un settore, come quello tecnologico, caratterizzato da un’agguerrita concorrenza, con tantissimi competitors proprio dentro casa, e l’impossibilità di creare disturbo ai due protagonisti ‘mondiali’ come Apple e Samsung.
In più la situazione si è aggravata per la valutazione della società fissata a 100 miliardi di dollari e di conseguenza la scelta del prezzo delle azioni Xiaomi per il collocamento fissato a 17 dollari per titolo. Ribadiamo che il risultato è stato molto deludente, con una capitalizzazione che si è fermata a poco più della metà, ovvero a 54 miliardi di dollari. Anche l’obiettivo di 10 miliardi di valore di azioni collocate è rimasto al di sotto della metà con solo 4,7 miliardi di dollari.
Andamento storico
(Fonte: Investing.com – Data: novembre 2019)
Dopo il collocamento con Ipo il titolo ha mostrato una breve fase rialzista ma superando di poco i 20 dollari ad azione. Poi è iniziata una fase alterna, con correzioni a rialzo dopo fasi di ribasso anche piuttosto significative. Osservando il grafico storico infatti notiamo che valori importanti per questo titolo non sono stati più raggiunti, fino a toccare e rimanere da novembre 2018 fino ad oggi ben al di sotto della soglia dei 15 dollari ad azione.
In più da maggio il range si è ulteriormente abbassato, rendendo quasi permanente la soglia di 8 dollari ad azione, con oscillazioni poco significative intorno a questo prezzo. Quello che si può desumere è che in generale intorno a questo titolo ci sia poco entusiasmo. La scelta di collocarsi soprattutto nella fascia media dei device ha infatti pagato nel tenere in regola i conti (uscendo dalla fase di profondo rosso) mentre a livello di investitori poco entusiasma lasciando l’azienda Xiaomi in una zona grigia, e quindi poco appetibile.
Investimento diretto e indiretto: quale scegliere?
Come già detto la scelta per chi vuole fare un investimento diretto sul titolo Xiaomi deve riguardare la borsa di Hong Kong oppure quella Usa se si sceglie la strada OTC. Entrambe le possibilità non sono alla portata di tutti, e soprattutto tendono ad escludere i piccoli risparmiatori.
Per quanto riguarda il prezzo delle azioni, che ad oggi risulta addirittura dimezzato rispetto al target price per il collocamento, si hanno invece buone possibilità di entrare sul titolo con un esborso non troppo esoso, e di poter contenere il rischio di eccessivi, ulteriori ribassi, ferme restando le difficoltà che i prodotti cinesi potrebbero avere per la questione dei dazi da parte degli Usa.
In alternativa si può investire in Cfd (approfondimento: Broker CFD), scegliendo broker che propongono questo titolo come sottostante. All’inizio c’era poca scelta, ma dopo circa un anno dalla quotazione, alcuni tra i principali broker autorizzati si sono organizzati a riguardo, come per esempio Plus500.
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